domenica 12 luglio 2009

Paesaggio Urbano


Ben trovati!

Giorni fa, guardando alla tv tutte le sventure dei poveri Abruzzesi, mi è tornata in mente una mia poesia che scrissi in un periodo di sperimentazioni linguistiche . Al tempo avevo appena visto una mostra su  SIRONI che mi aveva particolarmente ispirato.Con la sua rigidità mi infondeva tristezza e quasi timore , quasi come le immagini di squallore e distruzione che ci arrivano oggi dal telegiornale. Uno scorcio di città intirizzito, anchilosato, paralizzato che rispecchiava la paura di quei tempi (seconda guerra mondiale) e la mancanza di speranza in un mondo migliore. La rassegnazione ad un mondo coriaceo, crudele, inflessibile.Tutto ciò riassunto in un piccolo quadro del '42 di Mario Sironi Interpretando a modo mio la poesia dell'epoca, (soprattuto l'amato Ungaretti) scrissi questi versi che poi vi commenterò.



PAESAGGIO URBANO (1985)
Esco di casa,
la Grigna grida
con le sue somme vette imbiancate
dietro gli stabili sfacciati e stolidi
nel loro esausto grigiore putrido

Le fronde mobili e impolverate
viste dall'alto sembrano libere.
Invece in basso sono confitti
disperati tronchi intorpiditi.

E quella terra calpestata
ormai a cemento condannata
raccoglie i passeri che la punzecchiano
coi loro becchi ormai delusi.

Beati loro che nel volo
trovano consolazione
ma non si azzardano a ricalcare
le rotte degli Pterodactyli.

Ho usato l'onomatopea molto diffusa in quei tempi di futurismo. Le montagne sono state descritte in modo antropomorfo come i palazzi avviliti, demoralizzati ed ormai putrefatti. Per le cime già dette ho usato il vocabolo "imbiancate" invece di "innevate" come se fossero state affrescate dall'uomo e non quindi naturali. La disperazione degli alberi rende quasi quella sensazione che si prova se ci si sveglia male con la mente e le membra torpide ed intirizzite.Il terreno, anch'esso offeso sembra un poco rabbonito nel suo generoso atto di accogliere i piccoli volatili frustrati.Manca loro il coraggio come a dei figli che non osano seguire le orme di genitori troppo "importanti" od influenti che da tempo se ne sono andati ma sono ancora ricordati per la loro possanza in vita.Sono stati però fortunati ad aver ereditato una virtù, particolarmente gradita e gratificante: il volo!


I notri avi come gli Pterodactyli ci hanno lasciato la fantasia, la forza di alzarsi in volo con la mente, la speranza di migliorare la specie.
Per cui in ciò non rassegnamoci,la fiducia in un desiderio che ci hanno promesso , secondo me ,non ci lascerà ,mai.


Il sogno non è un miraggio ma una probabilità positiva che mai ci abbandona!!Di questo son convinta!
Scusate la concione!


Alla prossima.... Vale

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